Quando e come ho deciso di diventare freelance non credo di saperlo esattamente. O meglio, non sono una di quelle persone che un giorno hanno avuto l’illuminazione e si sono dette:
la vita è mia e il lavoro me lo gestisco io!
NO. Decisamente no. Un po’, probabilmente, era nel mio DNA dopotutto sono cresciuta con un papà autonomo e nonni commercianti. Da quando son piccola sento parlare di commercialista, fatture, Inps, iva, versamenti, quindi nulla di nuovo sotto il sole.
Ma la vera verità è che, come molti della mia età (tra i 30 e i 40 anni) mi sono trovata quasi vincolata a farlo. Io sono una di quelle che si possono definire freelance di pancia, nel senso che la partita iva è arrivata dopo che dalla mia pancia sono nati i miei due bambini.
Organizzare la vita con due bambini, un marito impegnato in un lavoro full time lontano da casa, nonni a un’ora da noi non è cosa semplice. Gestire un lavoro da dipendente con orari fissi, impegni immodificabili per noi era ed è cosa davvero impensabile.
La mia “carriera” da lavoratrice autonoma è stata una sorta di conseguenza.
I lati positivi dell’essere freelance
Essere freelance ha decisamente un sacco di vantaggi:
- Decido io i miei orari, se ho qualche impegno con i bambini, un malanno improvviso posso gestire autonomamente i tempi del lavoro e della famiglia. Questo ovviamente compatibilmente con le necessità dei miei clienti, ma per fortuna sono tutti comprensivi!
- Mi ha aiutato a migliorare la mia organizzazione. Sicuramente per essere un* freelance bisogna darsi delle regole. Ho capito che quando le regole arrivano da fuori è più facile rispettarle, quando siamo noi a darcele è più alto il rischio di sgarrare. Non è immediato, ci va tempo, una buona dose di tolleranza verso se stess* e parecchia elasticità.
- È una grande iniezione di autostima. Io, che in me non ho mai creduto tantissimo, ho scoperto di essere capace di fare un sacco di cose: preventivi, fatture, parlare col commercialista e capire quello che mi dice.
- Impari a darti il giusto valore. Questa forse è la cosa più complicata, ma preparando i preventivi impari a dare un valore al tuo lavoro, al tuo tempo, alle tue competenze, al tuo bagaglio culturale, a te. E non è una cosa da poco.
… ma non è tutto rose e fiori
Fino a ora i lati positivi di una scelta di questo tipo, ma devo essere sincera, non è tutto rose e fiori.
Anzi.
Per chi come me soffre molto i periodi di incertezza, avere un lavoro di questo tipo di sicuro non aiuta. Diciamo che negli anni mi sono abbonata alla ricetta dello Xanax, capitano i risvegli alle 4 del mattino col cuore che batte perchè: oddio, non è che mi sono dimenticata la scadenza del F24 delle tasse? (Risposta NO, non me lo sono dimenticata, anzi, come dice mio marito se tutti fossero “pistini” come me, in questo momento in Italia non ci sarebbero evasori e pasteggeremmo tutti a champagne e caviale) e di tanto in tanto il lavoro ha orari non consoni. Ahimè è brutto da dire ma è così.
Le cose che ho patito io di più sono queste:
- Al momento fatico ancora a programmare il lavoro oltre i 3 mesi e questo mi rende terribilmente insicura, anche se non ho mai avuto momenti di inattività, magari meno mole di lavoro ma non sono mai stata ferma, ho sempre paura di rimanere a mani vuote.
- È tutto sulle mie spalle. Non ho colleghi, non ho un team con cui condividere delusioni o preoccupazioni.
- Quello che guadagni è lordo. Non devo mai dimenticarlo.
- I “recupero crediti“, una delle cose più brutte, per fortuna non mi è quasi mai capitato.
Quali stratagemmi ho adottato
Diciamocela tutta, le difficoltà stimolano l’ingegno e questo è successo con me all’apertura della partita iva.
Cosa ho fatto per rendere il mio lavoro più semplice e di conseguenza semplificarmi la vita? Inizio a scriverlo qui poi approfondirò pian piano ogni aspetto:
Per prima cosa ho scelto di affidarmi a un commercialista che nel mio caso ha fatto la differenza. L’ho cambiato in corso d’opera, dopo essere stata alcuni mesi cliente di un altro studio.
Trovare il commercialista giusto è come trovare l’abito perfetto per il matrimonio, ne puoi provare mille, ma alla fine solo uno ti conquisterà. Il mio consiglio, assicuratevi che sia ben ferrato per quel che riguarda il vostro regime. Mi spiego meglio, se come me siete una piccola partita iva forfettaria non avrete bisogno di uno studio che segua clienti molto grandi, quasi sicuramente si dimenticheranno di voi e voi dovrete fare il vostro lavoro e il loro, oltre che pagarli.
Nel mio caso è stato fondamentale cambiare, il primo che ho avuto lavorava moltissimo con clienti medio grandi, io ero il pesce piccolo nell’acquario con i giganti e irrimediabilmente venivo lasciata da parte. Per loro contavo talmente poco che ancora oggi, a oltre un anno 1/2 dal nostro “divorzio” non si sono ricordati di togliermi dalla mailing list nonostante i miei continui messaggi. Trovare il commercialista settato su di me, con tanti clienti come me è stato indispensabile. Con lui sono stata chiara: “mi parli come parlerebbe a un bambino piccolo, non so niente e ho bisogno di capire“. Così è stato e oggi sono parecchio più serena.
Altro consiglio, due conti, uno per il lavoro su cui ricevo e faccio i pagamenti e uno personale su cui periodicamente mi verso un tot per le spese personali. Fatelo, ormai i conti a costo quasi zero sono tantissimi.
Il luogo di lavoro
Ho passato anni a lavorare da casa, ma mentre prima era una scelta dettata dall’esigenza di gestire il tempo e poter essere il più possibile flessibile, con la pandemia è diventato un obbligo.
I primi tempi da freelance, quando ancora non avevo la partita iva ma lavoravo con ritenuta d’acconto (passaggio secondo me fondamentale per capire se l’idea di business può o meno avere senso) ero sovente fuori per riunioni e altro, di conseguenza avevo solo i lati positivi dello stare in casa.
Quando non c’è stata alternativa allo smart working ecco che ho iniziato a patire parecchio. Per questo ho sentito forte l’esigenza di un ufficio mio, un posto in cui dedicarmi al lavoro che fosse separato dalla casa, anche e soprattutto per tornare ad amarla quella casa. Ho così affittato un posto scrivania in un coworking con altri professionisti che più o meno lavorano nel mio campo.
Questo ha innumerevoli vantaggi: resto indipendente ma ho comunque la possibilità di uno scambio continuo, possono nascere nuove collaborazioni, la casa è tornata a essere casa, non vengo più interrotta dalla lavatrice che finisce la centrifuga, il gatto da sfamare o i piatti che mi guardano dal lavello.
Qualche link utile per approfondire:
Questo articolo di Michela Calculli in cui si parla proprio di regime forfettario.
Un articolo di Valeria Fioretta (Gynepraio) in cui racconta come creare una postazione di lavoro in casa.
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