Un anno fa, esattamente un anno fa era il mio quarantesimo compleanno.
Immaginavo feste, momenti spensierati, regali e pensieri.
Ho iniziato la giornata con la seduta dalla mia terapista, le ho raccontato le gioie e le aspettative intorno a questo numero tondo, che più si avvicinava meno mi faceva paura.
Ho improvvisato un pranzo fuori con mio marito, a posteriori dico per fortuna così siamo riusciti a passare ancora qualche momento spensierato.
Mi sono fatta un regalo, un pantalone e una maglietta da Federica, da che ho soldi miei il giorno del mio compleanno mi sono sempre regalata una cosina.
Sono tornata a casa, ho guardato una serie nell’attesa della sorpresa che sarebbe arrivata, volevo riposare ma ero troppo elettrica. Il giorno del mio compleanno è sempre stato fonte di insonnia.
Mi sono preparata perché c’era una sorpresa ad aspettarmi, un po’ avevo capito, un po’ no, un po’ ci scherzavamo. Il mio regalo era Apolide, il concerto dei Subsonica, credo ci fossero anche degli amici ad aspettarci lì.
Sulla strada, a Volpiano, suona il telefono. Saranno altri auguri.
Non erano auguri e da quel momento la nostra vita è andata in frantumi. Ho fisicamente provato la sensazione di spaccarmi in mille particelle, impossibili da rimettere insieme.
Ho pensato che il mio cuore si sarebbe bloccato.
Ho disimparato a respirare, non sapevo più come mandare giù l’aria e buttare fuori l’anidride carbonica. Ho iniziato a tremare, il corpo, le mani, le pupille, tutto in me tremava.
Ho iniziato a sentire formicolare le mani e la testa. Era come se dentro il mio cranio qualcuno avesse gonfiato un palloncino ricoperto di spine.
Non sapevo più stare in piedi, come si mettesse un piede davanti all’altro, camminare era diventato un mistero.
Non ho pianto, ho solo singhiozzato urlando, come quando sono nati i miei bambini. Ma questa volta era di disperazione.
Ho tutto stampato in mente. I primi messaggi che ho mandato, le prime telefonate, le prime risposte, il tragitto in macchina, la camminata per andare a lasciare le chiavi di casa, dovermi appoggiare a ogni panchina perché altrimenti rischiavo di cadere.
Poi due settimane alienanti, in attesa di chiudere un cerchio che sembrava impossibile da chiudere.
E il ritorno alla vita, che andava avanti e noi con lei, ma con sulle spalle uno zaino da montagna, di quelli grandi, pieno di pietre. Questo zaino non lo potevamo mai lasciare. Ci faceva camminare ripiegati su noi stessi. Me lo ricordo quello zaino, quando l’ho descritto alla mia terapeuta credo di averle detto anche che lo vedevo arancione e grigio nella mia testa. Lo sentivo specialmente quando dovevo fare le scale, per quasi un anno non sono riuscita a salire un gradino se non aggrappata al corrimano.
La vita è andata avanti, adesso quello zaino da montagna è diventato un Eastpack, è sempre lì ma meno grande e meno pesante, però c’è. Ogni giorno mi ricordo quella telefonata. Credo sia il primo pensiero quando mi sveglio e l’ultimo quando vado a dormire.
Io in questi mesi mi sono riattaccata, ho cercato di ricompattare i mille pezzi in cui mi sono frantumata.
Ho deciso di lasciare perdere colla e scotch e usare l’oro. Come si fa in Giappone con le tazze e gli oggetti che si rompono. Mi sono voluta dare dignità e ho voluto darla al mio dolore.
Quest’anno mi sono voluta bene come non mai, perché se una cosa ho imparato è che basta un passo per dire addio a tutto.
Quindi, per il mio compleanno sono io a fare un regalo.
Quello che ho imparato, quello che sto facendo, quello che sto facendo.
- Non dimenticare mai, mai, mai di dire a chi vogliamo bene quanto gli vogliamo bene. Io lo faccio con i miei bimbi, a Luca, ai miei amici. Se amate qualcuno, se gli volete bene, diteglielo.
- Se volete piangere, anche dalla gioia, piangete. Il pianto a Carnevale, mentre Giorgia veniva alzata come Abbà è stato forse il momento più liberatorio di questi 12 mesi.
- Il lavoro è una parte fondamentale della nostra vita, ma è appunto una parte. Nessuno si ricorderà mai di noi per essere stati sempre gli ultimi a uscire dall’ufficio. Però divertitevi, con i colleghi si passano tantissime ore, se si va d’accordo tanto meglio.
- Se una cosa ti piace, falla.
- Le mode lasciamole perdere, facciamo quello che davvero vogliamo. Che siano libri, film, vestiti, scarpe. Va tutto bene e vale tutto.
- Un animale, la vita senza un animale è molto più triste.
- Nella vita si può cambiare idea, sempre.
- La leggerezza, è una cosa così bella, bisogna tenerla stretta e non farla volare via, anche nei momenti più difficili.
- Trovare un posto che si ama moltissimo e lì andarci almeno ogni tanto. Per me è il lago, ma ognuno avrà il suo. Altra cosa, prendete chi volete bene e portatelo in quel posto, diventerà ancora più bello.
- Poi gli amici, la famiglia che noi ci scegliamo, non sono mai abbastanza.
Questo ho imparato, questo mi tengo stretta, questo vi regalo.
Vivete, viviamo, facciamolo per noi e facciamolo ancora più forte per chi qui non c’è più.
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